La lingua dell’odio

Le parole sono diventate il campo di battaglia della politica, il «noi» contro «voi», e la categoria del politicamente corretto appare inadeguata ad affrontare la questione. Meglio pensare a un uso civilmente responsabile o umanamente rispettoso dell’italiano, allora. Perché ciò che si verifica, come mostriamo in queste pagine, è una normalizzazione dell’aggressività

La legge della via di mezzo

A lungo i concetti di verità ed errore mutuati dalle scienze sono stati applicati ai comportamenti umani, facendo sì che «normale» significasse «corretto». Con la lingua, che è una sorta di organismo vivo e dinamico, è accaduta un po ’ la stessa cosa: la «regola» ha a lungo prevalso. Adesso però tocca considerare l’ uso reale e diffuso di certe forme e grafie e tenere conto di una sorta di «media»

Pronto, chi parlava? Era il telefono. E ora…

Trent’ anni fa partì (e arrivò) il primo Sms, di due parole: «Merry Christmas». Fu l’ultima tappa di un percorso dettato dalla tecnologia ma con un impatto decisivo sulla lingua parlata e scritta. Già agli albori del telegrafo ci si poneva il tema di come farsi capire in modo chiaro e corretto pur in un contesto di sintesi estrema. Si è arrivati all’ e-taliano, agli emoji, agli sticker

Car* tutt* diteci con quali segni dobbiamo scrivere

La proposta dello schwa o  dell'asterisco  per rendere l'italiano più inclusivo in relazione al genere è solo l'ultimo esempio:  tanti letterati avevano suggerito caratteri particolari per aggiornare la lingua. Tentativi falliti. Perché le riforme non si calano dall'alto. E perché il moltiplicarsi delle scritture spontanee nell'era digitale non ha più regole nei riferimenti