Ferraris smonta l’illusione che l’anima pensante sia la parte sostanziale del discorso sull’AI
Archivio articoli per il tag: Recensione - pagina 1
Identità come patologia, un male americano
Andrew Boryga, nato nel Bronx da madre portoricana e padre polacco, s’interroga in un romanzo (che provoca opposte reazioni) su un tema attualissimo negli Usa. E osserva: «Trump ha parlato a tutti, i democratici a ciascuna singola minoranza»
Il Maestro e Margherita da Bulgakov al grande schermo
Il respiro del male
Anche i subacquei chiedono aiuto agli angeli
Sara Colombo viene da una storia di sofferenza psichica. Ha rielaborato tutto nel suo primo romanzo che parla di suicidio: «In famiglia serve il dialogo. Occorre trovare sé stessi, e nessuno si salva da solo. Spero di sostenere chi lotta»
Senza segreti non c’è umanità
Massimo Cerulo, tra riferimenti filosofici e letterari, dedica al tema un saggio. Nel quale le nostre azioni sono analizzate in base al gioco del dire e non dire
Rimettendoci la pelle riusciremo a salvarci
Noi e le macchine. La tesi di Maurizio Ferraris è che l’intelligenza naturale è incarnata in un corpo che desidera e vuole mentre quella artificiale non è che un meccanismo privo di intenzionalità
Céline, amico mio
Cronache di baldorie geniali Il pittore Henri Mahé praticò sistematicamente, appassionatamente la «brinque bale», versione dionisiaca della «flânerie». La condivise sulla Senna con un’umanità irregolare e la narrò mettendo al centro la figura del grande scrittore
Due mondi tra amore e guerra
Isabel Allende torna alle atmosfere dei suoi romanzi più famosi per regalarci un altro personaggio femminile libero e indomito maestre
Giù, giù, nei sotterranei del padre
Attraverso un fratello e una sorella, Piero Salabè discende dentro il ventre infero di Roma, sfuggendo alle ovvietà care all’immaginario collettivo. L’orizzonte, piuttosto, sono le architetture narrative di Cartarescu ,Gospodinov e Tokarczuk
I mondi capovolti delle contro mappe
Matteo Meschiari raccoglie le geografie di popoli lontani nello spazio e nel tempo. Ne nasce un atlante in 111 tavole basato sui legami e non sulle gerarchie, sui viaggi e non sulle barriere. L’Occidente non è—non è più—un paradigma