Per sedersi nella sua osteria serve prenotare sei mesi prima ma lei non può essere chiamata chef; le importa solo fare al meglio i piatti della tradizione. Perché cucinare e la sua vocazione, e la fa sentire parte della sua terra
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Parliamo di maternità con le parole sbagliate
Perché la maternità è immancabilmente definita "un miracolo"? Perché, anche in ambienti progressisti, ci si ostina a usare un linguaggio mistico quando si parla di questi temi? Perché l'aborto deve essere raccontato sempre e solo come un trauma? Perché l'esistenza di ogni donna deve, a ogni costo, girare attorno al "grande dilemma sulla maternità"?
Il denaro è un mezzo, non un fine
Una cosa è riconoscere il valore e l'importanza dei soldi, altra cose è diventarne schiavi. Come liberarsi dalla schiavitù del denaro
Saltburn: a sangue (troppo) freddo
Solo la rivoluzione può salvare la tradizione
Biancaneve come una colf?
La visione delle donne tra favole e mitologia
La modernità? Solo un equivoco
Le riflessioni di Bernard Stiegler sull’importanza della tecnica nell’evoluzione delle società umane pongono in rilievo le contraddizioni più stridenti del nostro tempo. Un progetto di dominio che è entrato irrimediabilmente in crisi
Poi la musica tacque per sempre
Rick Bass ha raccontato in un romanzo la gloria e l’oblio di Maxine Brown e del trio country formato con i fratelli: «Una storia eterna»
Un solo viaggio e tanti maestri: la mia Umadevi
Wanda Dynowska fu letterata, attivista, vicina alla teosofia, cultrice dell’induismo e del buddhismo, legata al Dalai Lama, nota con il nome che le diede Gandhi. Il polacco Maciej Bielawski parla a «la Lettura» del romanzo che le ha dedicato
È sempre sporca la guerra
Severino Dianich da bambino, in Istria, ascoltò Mussolini annunciare l’ingresso nel secondo conflitto mondiale. Da ragazzo si ritrovò tra i profughi che l’Italia guardava con diffidenza. In un momento in cui la violenza bellica investe anche l’Europa e il Mediterraneo, il teologo avverte: «È ignobile l’idea che esista una guerra accettabile. Perché la sua logica non cambia mai, ed è la sopraffazione». Questo dolore l’arte lo ha sempre mostrato (lo raccontiamo nelle pagine successive) e il presepe (che compie otto secoli) lo ha sempre esorcizzato
L’urlo dell’arte
La tragedia della guerra (anche di quelle in corso), i drammi dell’io: nelle bocche aperte, deformate dal dolore e dalla paura, la pittura ha espresso l’angoscia dell’umanità. Una galleria di volti sofferenti attraversa la storia