Teorizzò che le nostalgie avrebbero impresso all’Europa «una spinta regressiva dagli esiti disastrosi». Lo strumento per contrastarle non può che essere una «cultura della pace» basata su due pilastri: la politica e l’ecologia
Raymond Aron. Le posizioni anti-totalitarie dell'intellettuale francese non sono ancorate solo a quel momento del ‘900: ben più articolate, riguardano la democrazia e la politica in una società di massa.
Affascinato dalle possibilità delle macchine ma consapevole dello sfruttamento delle risorse naturali, paladino dell'emancipazione delle donne ma solo come lavoratrici, di famiglia ebraica ma fino al 1850 sensibile agli stereotipi antisemiti, autore del «Manifesto del Partito Comunista» ma capace di sostenere che le organizzazioni politiche fossero una moda.