Il peccato originale della civiltà europea

Lo scrittore e antropologo indiano Amitav Ghosh che mette sotto accusa la logica per cui la Terra non è altro che un ricettacolo di risorse da sfruttare. «Questo atteggiamento verso la natura non è frutto del pensiero meccanicista, ma della violenza scatenata dai colonizzatori sulle regioni conquistate e sui popoli nativi. Serve una nuova cultura dei diritti dei non umani, compresi animali, vegetali, monti e fiumi»

I diritti della Natura

Querce, pioppi, pini, faggi, ulivi hanno spesso assunto un ruolo simbolico forte; però oggi si guarda non soltanto agli animali e alle piante , ma ai laghi , ai fiumi, in sostanza a tutto l’ambiente come titolare di diritti. È un punto di vista che supera le idee antropocentriche e afferma un nuovo concetto di interdipendenza del pianeta. Già in Ecuador e in Bolivia norme costituzionali prevedono la tutela della Terra Madre, forse potremmo pensarci anche in Italia

Identità ibride per le comunità senza Stato

Il richiamo alla sovranità popolare conferisce al concetto di patria un significato politico che nell'esperienza europea si alimenta della cultura romantica e viene consolidato dall'istruzione obbligatoria e dalle cerimonie pubbliche. Ma anche le società tribali non istituzionalizzate conoscono forme di appartenenza specifiche «a geometria variabile».