Processo al prigioniero

Nella cella dove la luce non si spegne mai, il leader della Dc diventa un imputato senza difesa Le Br lo interrogano perché sveli i segreti italiani e dell’“imperialismo internazionale” È questo, nella mente dei terroristi, il vero nucleo dell’operazione Ma alle loro domande ideologiche ricevono risposte politiche che non sono in grado di comprendere.  Aldo Moro. Cronache di un sequestro / 5

“Nel carcere del popolo”

Il presidente della Democrazia cristiana passa la prima notte in cella. I brigatisti, reduci dalla strage di Via Fani, siedono in cucina. Uno di loro batte a macchina parole come “ gerarca”, “ imperialista”, “ processo”. È il comunicato numero uno. Che si abbatte su un Paese in cui c’è anche chi incomincia a dire “né con lo Stato né con le Br”. Aldo Moro. Cronache di un sequestro / 4

Attacco al cuore dello stato

“Sì, ho capito chi siete”, dice il presidente della Dc alle Brigate Rosse. Si trova ormai in via Montalcini, al buio, nel covo mascherato da appartamento borghese dei suoi rapitori, che lo fotografano vestito da prigioniero Anche il Paese inizia a capire. A Montecitorio, si decide di accelerare il voto di fiducia al nuovo governo Andreotti. Aldo Moro. Cronache di un sequestro / 3

Via Fani ore 9,05 tutto è già finito

È il 16 marzo 1978. I brigatisti si sono svegliati presto, hanno fatto colazione e hanno ripassato il piano È un’operazione militare “ perfetta”: il presidente della Dc e la scorta finiscono in trappola. Cadono cinque agenti Sull’asfalto, 93 bossoli e un paio di baffi finti. In tre minuti l’Italia piomba nell’incubo. E in quarant’anni di misteri. 16 marzo 1978 Cronache di un sequestro 2