Il 1989 ha segnato un punto fondamentale per la crescita delle società aperte a cui poi è venuto meno il sostegno indiretto degli Usa
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«Anche qui in clausura siamo donne e poi suore L’errore è credersi sante»
Tra le monache nel monastero di Città della Pieve «Ho combattuto con Dio, gli dicevo: non farmi questo La grata una reclusione? No, è la siepe di Leopardi Abbiamo tre cellulari, ma li teniamo sempre spenti»
In Europa. Coesione sociale, oltre i legami c’è un ponte da (ri)costruire
I trend recenti: nell’Europa del Sud e dell’Est risultano meno stretti i rapporti in termini di inclusività e fiducia, mentre si sono rafforzati identità e attaccamento
È argento il nome dell’Arca
Il dono non si oppone al contratto, e il denaro investito, guadagnato e speso onestamente non è meno nobile delle offerte per il tempio. Solo insieme i doni e contratti ci possono salvare
Nella società della rendita la crescita è solo un sogno
In Italia più che dall’iniziativa e dall’impegno personale il benessere è garantito sulla base di benefici ai quali si accede attraverso una qualche appartenenza
La caccia agli ebrei, dagli ultrà al web le radici del nuovo antisemitismo
Per i gruppi neonazisti italiani, per gli odiatori che infestano social, blog e forum coi loro insulti razzisti e le vignette sui "nasi adunchi", le zecche non sono più soltanto "rosse". Sono zecche e basta. Zecche è la parola con cui i nazisti chiamavano gli ebrei
Passato da ricordare
Piazza Fontana cinquant’anni dopo
Cile in cerca di un nuovo patto sociale
Il Cile è l’economia più sviluppata e la democrazia più stabile dell’America Latina. Eppure, l’aumento del biglietto della metropolitana è bastato a scatenare la protesta. Perché dalla fine della dittatura di fatto non è cambiato il sistema di protezione sociale.
Il Cile è oggi un altro Paese
Il 18 ottobre l’isola/oasi/Paese-alla-fine-del-mondo è esploso così come di solito fanno i suoi vulcani, causando questa volta un cataclisma/tsunami sociale che non sappiamo come andrà a finire.
Globalizzazione della protesta e dell’avidità
Ciò che unisce la gran parte delle agitazioni socio-economiche è il sempre più pesante squilibrio nella distribuzione della ricchezza. Quasi ovunque nel mondo, un numero sempre più piccolo di persone diventa sempre più ricco, a spese della maggioranza sempre più povera. Nel corso degli anni l’avidità dei primi ha eroso anche la crescita della classe media, pilastro di stabilità di ogni sistema.