(*) Cioè proprio da nessuno. È la risposta di David Benatar alla domanda che oggi circola in molti ambienti culturali: «Quante persone dovrebbero esserci al mondo?». Ma questa volta non è una questione di salvaguardia dell'ambiente da una specie molto invasiva, è proprio che «nascere è molto peggio che non nascere»
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Che ci fa Clee nel Libro Rosso
Criticò Picasso e probabilmente non si sarebbe mai definito artista Eppure le sue opere parlano all’arte del 900
Cartoline dall’inconscio
L’uomo che indagò nel profondo passava tanto tempo a disegnare e dipingere. Perché? Semplice: tutto è nell’immagine
Forever Jung
Il padre della psicologia analitica continua a stupire: dal suo immenso archivio emergono ancora inediti come i disegni, i dipinti e le sculture pubblicati in un libro che qui anticipiamo. Sono la prova di un pensiero che inseguiva nell’immagine il fondamento della psiche: perché è nell’arte che va cercato il suo ultimo mistero?
La filosofia come vocazione a rompere il silenzio
Donatella Di Cesare : Sulla vocazione politica della filosofia
Una visione plurale di felicità
Intorno all’amore. Pietro Del Soldà ne individua una dimensione pubblica contro l’immagine dominante che ne dà invece una lettura privata. L’eros non va inteso solo in senso sentimentale e di coppia, ma soprattutto politico
Il lato matematico di Platone Così Reale recuperò i Greci
Esce una raccolta di studi del grande antichista italiano, difensore dei classici contro la visione scientista e il disprezzo diffuso per la teoria. La concezione delle idee come principi numerici, il primato della dottrina non scritta
Philip Roth è Socrate
Lo scrittore di «Pastorale americana» ha trascorso le ultime tre settimane di vita nell’unità di terapia intensiva cardiologica del Presbyterian Hospital di New York. Dodici giorni dopo il ricovero il medico mi ha detto: «È un filosofo, vero?». Sì, ho risposto. Perché era socratico: voleva insegnarci a morire. Ha perfino ricordato, come Socrate, un piccolo debito che aveva con la signora Solano, la sua governante
«Caro Ben, riscrivi!» Così Philip correggeva l’amico
Benjamin Taylor conobbe Roth nel 1995, a 43 anni. Diventarono amici,molto amici. Al punto che il giovane scrittore poté mandare al grande autore le bozze del proprio memoir e riceverne correzioni e suggerimenti, così come il grande autore cominciò a inviare al giovane scrittore i suoi testi: «Tutto molto doloroso e molto utile», confida ora a «la Lettura»
Vivere è amare e l’amicizia è poesia
Così Catullo riscriss le regole dell’Urbs