Le impronte di Neanderthal nel Covid-19

Cisono due regioni nel genoma umano che aumenterebbero il rischio di ammalarsi di coronavirus in modo serio. Una di queste regioni, sul cromosoma 9, ha a che fare con i gruppi sanguigni: il gruppo A s’assocerebbe a una malattia più severa (lo avevano visto i ricercatori cinesi, lo conferma il «New England Journal of Medicine»).Ma nel genoma c’è una regione più interessante: si trova sul cromosoma 3, è l’eredità dell’incrocio tra Sapiens e Neanderthal. Il più serio fattore di rischio sembra che l’abbiamo ereditato, dice ora una ricerca su«Nature», da questi ultimi. Ecco come

Covid digitale. De Lillo spegne la tecnologia

È uno degli autori più grandi di oggi, con un fiuto per quello che accadrà (come l’11settembre, come il 2008). Nel nuovo romanzo, scritto prima della pandemia e uscito in America, immagina che una sera del 2022 si verifichi un blackout globale tecnologico: si fermano computer, tv, telefoni, il mondo torna analogico e immediatamente tutto perde significato, con l’uomo che contempla sé stesso in uno schermo buio. Il libro non poteva che intitolarsi «The Silence»

E poi Ulisse… Il sequel in versi dell’Odissea

L’eroe greco torna a casa ma, fedele alla propria natura inquieta,riprende la via del mare e punta verso il Nord Africa: un’altra epopea. Che non è stata scritta dal mitico cantore ma da un poeta del Novecento, il cretese Nikos Kazantzakis, che compose altri 33.333 versi immaginando che cos’era accaduto dopo Itaca. Ma c’è un’epopea ulteriore, che ha per protagonista Nicola Crocetti, editore, fondatore della rivista «Poesia» e divulgatore della cultura greca: per 7 anni ha lavorato a una traduzione di questo secondo poema. Che ora arriva in libreria: «Un’arca di Noè delle parole, salvate prima che scomparissero»

Tolstoj  Il grande contestatore

Il 20 novembre 1910, esattamente 110 anni fa, moriva di polmonite— solo, detestato, scomunicato — uno tra i romanzieri del XIX secolo a noi più contemporanei, l’intellettuale che ha avuto (almeno) quattro vite: ferocemente antimilitarista, entusiasta riformatore del sistema scolastico, critico dell’ipocrisia sociale, aperto contestatore della corruzione della Chiesa ortodossa.

Yukio Mishima. L’ultimo samurai

Il 25 novembre 1970 lo scrittore salutò moglie e figli, uscì di casa e mise in atto una specie di piccolo colpo di Stato, tenendo un discorso dal ministero della Difesa e infine compiendo un suicidio rituale. Fu il culmine di una vita segnata dal culto dell’Imperatore, non tanto (non solo) in senso politico, ma come necessità di un ideale assoluto, un’autenticità e una disposizione all’amore che, paradossalmente, riconosceva negli studenti di sinistra. Ma sono i suoi libri a dirci la sua grandezza. «Il mare della fertilità» è la «Recherche» nipponica