È l’Africa la culla della “guerra mondiale a pezzi”

I conflitti del 2023. Conflitti a bassa intensità, sanguinosi scontri etnici, dispute territoriali, recrudescenze terroriste e violenze per procura. Ogni anno in Africa decine di migliaia di civili vengono uccisi negli scontri armati e centinaia di migliaia abbandonano il proprio paese. Spesso le turbolenze sono legate al passato coloniale, ma il vuoto occidentale odierno non aiuta

La repressione di Xi Jinping e il ricordo di Tiananmen

Le restrizioni anti Covid sono state il catalizzatore della più grande ondata di proteste in Cina dal 1989. Ma gli studenti scendono in piazza contro lo strapotere di Xi. Le conseguenti riaperture hanno già fatto salire il numero di casi in un paese impreparato. La speranza dei manifestanti è che l’incapacità di gestire la crisi alimenti l’opposizione al presidente

Le proteste di questo tempo sono enormi, digitali e inutili

Negli ultimi vent’anni le mobilitazioni popolari sono cresciute a dismisura ma hanno progressivamente perso la capacità di influenzare le decisioni nelle democrazie, figurarsi quella di rovesciare i regimi. È l’effetto paradossale di una piazza globale che ha fin troppi mezzi per far sentire la propria voce, e perciò s’illude che non ci sia bisogno della fase “politica”

Nuove forme e vecchi valori della mobilitazione popolare

Grandi manifestazioni di piazza si sono susseguite nel tempo in tutto il mondo, dalle marce di Gandhi al discorso di Martin Luther King, dal Bloody Sunday dell’Irlanda del Nord alle primavere arabe, fino alle odierne in Cina e in Iran Migliaia di persone continuano a scendere in strada invocando maggiori diritti, ma non sempre con i risultati sperati