Imprese, amministrazioni pubbliche, organizzazioni di volontariato di fronte al problema dell’immigrazione – Francesco Billari ed Elio Borgonovi (Università Bocconi)

Interventi integrati potrebbero valorizzare il contributo degli immigrati

Francesco C. Billari è Professore di Demografia presso il Dipartimento di Scienze delle Decisioni e Fellow di IGIER presso l’Università Bocconi. I suoi principali interessi di ricerca sono famiglia e fecondità, la transizione allo stato adulto, l’analisi dei corsi di vita, i modelli per dinamiche di popolazione e le relazioni tra demografia ed economia. È segretario generale e tesoriere della European Association for Population Studies e Editor-in-Chief of Advances in Life Course Research. Tra i promotori di Neodemos, ha di recente scritto, con Gianpiero Dalla Zuanna, “La rivoluzione nella culla. Il declino che non c’è”.

Elio Borgonovi è Professore Ordinario di Economia e Management della Pubblica Amministrazione presso l’Università Bocconi. Direttore dell’Istituto di Pubblica Amministrazione e Care Management della Sanità (IPAS), Università Bocconi. Direttore del gruppo che coordina la CSR (Corporate Social Responsibility). E’ stato docente presso le Università di Parma e Trento. Nel 1978 ha fondato CERGAS (Centro di Ricerca sulla Salute e Sociale Care Management), di cui è presidente. Preside della SDA Bocconi dal 1997 al 2002.

 

Molte sono le analisi sulle dimensioni globali del fenomeno migrazione e sulle cause, che sono riconducibili soprattutto al crescente divario tra Nord e Sud del mondo. Numerosi sono anche i provvedimenti legislativi e le politiche di cosiddetta inclusione e coesione sociale approvate dai Paesi europei e dalla stessa Ue. Appare tuttavia evidente un punto di debolezza di tali politiche, che può essere riassunto nella mancanza di coordinamento e di integrazione delle politiche pubbliche e delle strategie di impresa. Gli enti pubblici si preoccupano soprattutto di regolazione dei flussi migratori, compresi i cosiddetti provvedimenti di respingimento attivo, che tante polemiche hanno suscitato e continuano a suscitare con riguardo al rispetto delle convenzioni internazionali sui diritti umani, ai problemi di sicurezza, di ordine pubblico e di lotta allo sfruttamento riconducibili alla migrazione clandestina. Oppure, nei casi migliori, attuano specifici programmi finalizzati all’integrazione, come sono quelli nel campo abitativo, dei servizi sociali, dei servizi sanitari e altri. Da parte loro, le imprese sono interessate esclusivamente o prevalentemente all’utilizzo degli immigrati per attività lavorative per le quali esiste carenza di disponibilità da parte degli italiani e, nei casi peggiori, ricorrono al lavoro nero per abbattere i costi con le inevitabili conseguenze anche sul mancato rispetto di norme sulla sicurezza del lavoro. Le organizzazioni di volontariato, a loro volta, sono spesso chiamate a svolgere una funzione di supplenza quando gli interventi degli enti pubblici e le politiche del lavoro delle imprese presentano effetti negativi di emarginazione. Si tratta evidentemente di una situazione non più sostenibile, anche di fronte alle difficoltà economiche del paese e alle esigenze di contenimento della spesa pubblica. Peraltro, interventi integrati potrebbero valorizzare il contributo degli immigrati che spesso sono giovani dotati di elevato potenziale e hanno ancora la forte motivazione tipica delle popolazioni che vogliono affrancarsi da una situazione di povertà o di arretratezza”.

In allegato le slide del convegno

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