Sulla scorta di Paul Valéry, mi faccio forza e dico: un classico non è un idolo da venerare; di più: classici non si nasce, si diventa; e poi ancora: un classico non se ne sta polveroso e immusonito ma è qui tra noi, gli capita di invecchiare o ringiovanire, ogni tanto si allontana ma può tornare ad avvicinarsi. Prendete le critiche di Henry James all’«Educazione sentimentale»di Flaubert e quelle di Edmund Wilson a Kafka. Nelle pagine successive, alcuni esempi (clamorosi) di bocciati diventati classici
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Compianto dello snob
C’è il difensore della Cultura Alta, il mandarino, il bibliofilo. Poi c’è, solitario e insolente, il fautore del trash. Con questi due ruoli ci tocca fare i conti (come mostra il Tommaso Labranca di Claudio Giunta)
I gemelli del romanzo
Riconoscono la bellezza, Marcel Proust e Virginia Woolf, ma non sono certi di saperla creare. Perciò indugiano, soffrono, maledicono .E si somigliano, tanto, tantissimo. Innamorati delle lettere del passato, hanno cambiato la letteratura del futuro
L’orrore si può scrivere
Nel1979 l’americano William Styron osò l’inosabile: narrare in un romanzo Auschwitz, quindi il Male, pur non essendo un sopravvissuto alla Shoah. Osò, appunto, e aveva ragione:«La scelta di Sophie» è un libro importante. Ecco perché
Caro papà caro zio
Stefano Piperno e Claudio Bondì, cugini e fratelli di latte («zio Claudio»), hanno raccolto lo scambio epistolare che racconta la storia della loro famiglia e della tragedia ebraica vista da Roma. Alessandro Piperno ha scritto la postfazione che qui anticipiamo
L’ anarchico platonico
Il 3 febbraio moriva George Steiner, già un classico della cultura, «anarchico» come gli spiriti liberi, «platonico» perché ossessionato dalla dialettica e dalla trascendenza. Ovunque vedeva dicotomie: tra Omero e Shakespeare, tra epica e teatro, tra salute e malattia, tra Tolstoj e Dostoevskij
Haruf, cioè Eastwood
«La strada di casa» è l’unico romanzo dello scrittore ancora inedito in Italia.Ora il cerchio di Holt, villaggio immaginario del Colorado,sta per chiudersi. Autore periferico, senza fronzoli, essenziale: non c’è una sua opera che non sia un apologo morale. Ecco perché ricorda tanto il caro vecchio Clint
Le stagioni della nostra paura
Lo Spread ci ha cambiato l’umore, la siccità ci ha allarmato, la crescita demografica mondiale (e, contemporaneamente, la bassa natalità italiana) ci ha demoralizzato, il terrorismo islamista ci ha inquietato...E poi l’ecologia, e il nucleare...E ora il coronavirus, che rischia di trasformare ogni starnuto su un treno in «Cassandra Crossing». Viviamo circondati da una retorica apocalittica che ha inquinato tutti gli spazi di discussione
Rimbaud il rivoluzionario Baudelaire il rivoltoso
Ci sono due modi per opporsi all'autorità: la rivolta prevede la persistenza dei nemici; la rivoluzione ne prevede l'abbattimento E quella di Arthur è, a tutti gli effetti, una rivoluzione: senza quartiere e senza precedenti. Perché lui è, al di là di ogni dubbio, il primo poeta di una civiltà non ancora nata
Albert Camus il marziano
Il 4 gennaio 1960 moriva in un incidente d’auto mai del tutto chiarito lo scrittore francese nato in Algeria. All’appuntamento con il destino arriva provato dalla vita e dal carattere: prima la spaventosa querelle con quel teppista di Sartre e la sua cricca dalla quale sente di essere uscito malconcio; poi il soffocante timore di avere perso il dono; infine il Nobel, un premio che molti giudicano prematuro. Insomma, ecco Camus a poco più di 45 anni: un estraneo e un adolescente assediato da paranoie e complessi