Esce in una nuova traduzione “La famiglia Karnowski” romanzo che Israel Joshua Singer scrisse poco prima della morte. Un capolavoro sull'identità dalla sapienza tecnica clamorosa
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L’illusione dell’impegno
Che ne è oggi del caro vecchio impegno, quello invocato e brandito da Sartre? Si potrebbe pensare che, cadute le ideologie novecentesche che l’hanno ispirato, sia imploso fino a venir meno. Invece no, sostiene Walter Siti, che al tema dedica un pamphlet: l’impegno esiste e prospera. Solo che lo fa in modo un po’ diverso da prima
Evelyn Waugh Un vittoriano in esilio nel ’900
Scrittore capace per primo di denunciare l’ambiguità sessuale del nome, appartiene alla nidiata di liberi, stravaganti gentiluomini — Borges, Nabokov, Queneau... — nati a cavallo di due epoche. Ora che arriva in Italia la prima parte della sua autobiografia (mai completata), c’è l’occasione per spendersi un po’ per una figura da qualche tempo trascurata dalle nostre parti. Viviamo una stagione in cui la falange di autori ansiosi di spremersi i foruncoli in pubblico non smette di crescere. Ecco, Waugh appartiene a un’altra famiglia. Il XIX secolo inglese, così generoso di geni, non annovera molti prosatori alla sua altezza. E poi c’è la satira, nella tradizione di Aristofane, Molière, Swift...
Paura, compagna di vita fraudolenta
A suo modo è una passione
Perché difendo Roth (e tutta la letteratura)
Oggi negli Usa esce l’attesa biografia del romanziere americano firmata da Blake Bailey e si riaccendono le polemiche — Lo hanno chiamato misogino, antisemita, morboso. Ma in una sua virgola c’è più morale che in chi lo accusa — Ma dove passa il confine tra l’uomo e la sua opera? Se lo chiede uno scrittore a proposito degli autori che ama di più
A cosa è servita la peste? A un bel niente
Una nuova edizione — destinata alle scuole — del capolavoro di Albert Camus consente ad Alessandro Piperno alcune considerazioni sul significato dell’opera: narrativo, stilistico, etico... Con una premessa: il consiglio che mi sento di dare al giovane lettore è lo stesso che darei a uno scrittore altrettanto acerbo: vacci piano con le metafore. E una conclusione, che si può riassumere con la seguente domanda contenuta in questo titolo...
Ridateci il consumismo
Nel mondo cupo, disadorno ed ermetico in cui da mesi viviamo intrappolati, la diserzione sociale — tipica di chi pratica con gusto la misantropia — ha perso poesia e forza eversiva. Perciò può capitare di guardare con struggente nostalgia agli eccessi degli Wham! o ai rimpianti festaioli della Orano di Camus. E dire...
Elogio dei romanzi. Sono i raggi X del genere umano
Grande narratore prestato alla critica e grande critico prestato alla narrativa, John Updike è stato uno stilista della letteratura, capace di scrivere saggi in grado di rivaleggiare con i suoi romanzi e romanzi in grado di rivaleggiare con i suoi saggi. Ora una raccolta di testi esce in Italia: è un’occasione per saldare qualche conto con classici e contemporanei. Anche perché, dice, «la narrativa è il più penetrante strumento di autoanalisi: più della psicologia, della medicina, della fotografia, dell’economia». Prendiamo Nabokov, o Joyce, o Proust...
La resistenza dei romanzi
È bello sapere che in questi tempi difficili i libri se la passano meglio del previsto
Baudelaire contro la natura
Allievo di de Maistre, Baudelaire è attratto da ogni forma di oscurantismo: demonismo, sadismo, autoritarismo, superstizione, pena di morte,misoginia, antisemitismo. Insomma: odia i borghesi, i democratici, gli illuministi. Dotato di una straordinaria «intelligenza estetica» o«al negativo», Baudelaire è graniticamente convinto che è bello tutto ciò che è innaturale. La natura, in poche parole, lui la disprezza. Chissà, forse, se vivesse oggi, farebbe una campagna a favore della plastica come invenzione umana non degradabile. Perché, direbbe, il bello è una forma di resistenza al tempo, e quindi alla natura. La natura, ripete, non molto distante da Leopardi, non fornisce alcun ammaestramento e nessun esempio utile