Una grande nota del nostro tempo è invece la trasformazione di tutti i patti in contratti, una nota che risuona sempre più forte fino a coprire tutti gli altri suoni del concerto della vita in comune.
Archivio articoli per autore, di: bruni - pagina 53
Ecco la sola immagine vera
Dio ci parla e ci ricorda la nostra libertà. Gli idoli ci fanno servi
Le parole del cielo e della terra
Solo una sinfonia di voci è adeguata al dialogo con Dio
Il primo segnale che ci dice che abbiamo a che fare con una idolatria
e non con una fede, è il disprezzo per le fedi degli altri.
E la pretesa di opporre ragione e fede non fa del mondo
la terra della libertà, ma lo riempie di totem.
La lezione impartita ai piedi del Sinai è anche quella
che nelle comunità umane la creazione di livelli intermedi di potere
non è garanzia di maggiore democrazia
e di vera partecipazione al governo:
può diventare un modo per fare più alta la piramide del faraone
Le parole diverse degli uguali
Il male – è questo un messaggio grande dell’umanesimo biblico – per quanto potente e astuto è meno profondo e vero del bene, la vita è più grande e forte della morte
Le lobby non riusciranno a cucirci la bocca
La piaga dell’azzardo, le sue conseguenze, una strana intesa
La giusta legge del pane
Ci sono beni di cui dobbiamo godere tutti, nei "deserti" di ieri e di oggi
La salvezza è danza e occhi
Non c’è danza più bella di quella di Miriam, il canto che sale dal tramonto dell’esistenza,
perché dice che la vita degli uomini e delle donne è dono in tutte le sue stagioni, e che l’ultimo inno è il più intenso di tutti.
La gratuità che sa parlare
La principale fatica di chi vive o accompagna processi di liberazione
è restare liberi dopo essere stati liberati.
Chi governa cercando sempre il consenso di tutti o della maggioranza del popolo,
può essere un buon leader nella vita ordinaria dei "campi di lavoro",
ma non salva nessuno nei momenti delle grandi prove collettive.
Ecco la liberazione più grande
Oggi noi viviamo una grande epoca idolatrica, probabilmente la più grande di tutte.
Abbiamo ridotto il trascendente a manufatto, riempito il "cielo" di cose che non saziano mai.
Ma gli imperi idolatrici puri non durano a lungo: passerà presto anche la scena di questo capitalismo divoratore.
Le piaghe degli imperi invisibili
C’è un punto oltre il quale la sofferenza diventa talmente profonda e radicale da impedire di ascoltare i profeti e le loro promesse.
Quando gli imperi cominciano a vacillare, i dominatori chiamano i maghi, gli aruspici, gli indovini, che li tranquillizzano.
Ieri con le piaghe delle rane e delle zanzare, oggi con quelle della finanza e dei cambiamenti climatici.