proposta legge popolare antifascista

A Milano si può firmare presso ⁣la Sede centrale del Comune in Via Larga 12 – sportello 72 (non è necessario appuntamento) e presso le sedi dei Municipi.

Da anni assistiamo impassibili al proliferare dell’esposizione ovunque di simboli che richiamano a fascismo e nazismo, frutto di anni di sottovalutazione del fenomeno del ritorno di queste ideologie che mai come oggi sono pericolose. Il  ‘Rapporto Italia 2020’ dell’Eurispes  ci dice che dal 2004 ad oggi è aumentato il numero di chi pensa che la Shoah non sia mai avvenuta: erano solo il 2,7% oggi sono il 15,6%, mentre sono in aumento, sebbene in misura meno eclatante, anche coloro che ridimensionano la portata della Shoah dall’11,1% al 16,1%. Inoltre, secondo l’indagine, riscuote nel campione un “discreto consenso” l’affermazione secondo cui “Mussolini sia stato un grande leader che ha solo commesso qualche sbaglio” (19,8%). Con percentuali di accordo vicine tra loro seguono “gli italiani non sono fascisti ma amano le personalità forti” (14,3%), “siamo un popolo prevalentemente di destra” (14,1%), “molti italiani sono fascisti” (12,8%) e, infine, “ordine e disciplina sono valori molto amati dagli italiani” (12,7%). In compenso secondo la maggioranza degli italiani, recenti episodi di antisemitismo sono casi isolati, che non sono indice di un reale problema di antisemitismo nel nostro Paese (61,7%).

Siamo un Paese in cui una senatrice a vita di 90 anni deve vivere sotto scorta per le continue minacce. Che Paese possiamo essere se una donna che è stata deportata nei campi di concentramento deve viaggiare con la scorta perché minacciata?  E’ un paese dove manca evidentemente quel sentire comune che consente di appoggiarci su pochi, ma condivisi valori, in cui alcune regole non sono in discussione.

Per meno della metà del campione (47,5%) gli atti di antisemitismo avvenuti anche in Italia sono il segnale di una pericolosa recrudescenza del fenomeno. Per il 37,2%, invece, sono bravate messe in atto per provocazione o per scherzo.

Nella scorsa legislatura solo un ramo del Parlamento aveva approvato una proposta di legge, primo firmatario l’on. Emanuele Fiano, che sanzionava coloro che colpiva coloro che propagandavano le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità con la reclusione da sei mesi a due anni. Pena aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici.

Questa proposta di legge riprende quei contenuti e aggiunge alcune ulteriori aggravanti per l’esposizione di simboli fascisti e nazisti nel corso di eventi pubblici.

Oggi siamo in una emergenza democratica: il Comune di Stazzema ha istituito nel dicembre 2017 una Anagrafe Antifascista come spazio di dialogo e di denuncia, ma soprattutto di impegno dei valori della nostra Costituzione dopo anni in cui vi era l’ottimismo che la stabilità democratica del nostro Paese non fosse a rischio. I populismi sono diventati sovranismi, i fenomeni di rievocazione del ventennio da fenomeni limitati a fenomeni di massa. Dalle curve degli stadi i simboli fascisti sono apparsi anche in palazzetti dello sport e sempre di più nelle strade. Sono cambiati  il lessico e le vulgate: il fascismo non è più un reato, ma una opinione che sta al pari di tante altre e comunque, grazie ad un bombardamento anche attraverso i nuovi strumenti di comunicazione che esistono oggi “ha fatto anche cose buone”. L’anagrafe antifascista è una operazione coraggiosa, perché parla di valori in una società in cui si dice che le ideologie sono morte, parla alle persone come cittadine e cittadini nel mondo dei like e dei sondaggi.

Qualcosa sta accadendo: i media trasudano da anni di notizie che era giusto considerare allarmanti, vi era e persiste una crescente diffusione di razzismi e di appelli a trovare soluzioni autoritarie. Pensavamo che la misura fosse colma, che si fosse raggiunto l’apice: oggi siamo di fronte ad un Paese incattivito, ad una opinione pubblica anestetizzata ed ormai abituata a questi messaggi.  Oggi riteniamo fondamentale che dal basso si riparta per riparlare dei valori della nostra Costituzione e attualizzarli: la Costituzione con la sua XII disposizione transitoria vieta la ricostituzione sotto ogni forma del disciolto partito fascista. E’ necessario, di fronte all’esposizione, la vendita di oggetti di simboli che si richiamano a quella ideologia che la normativa non lasci spazi di tolleranza verso chi si cela dietro le libertà democratiche per diffondere attraverso la propaganda, l’esposizione, la vendita di oggetti di nuovo i simboli di quel passato tragico.

Il fascismo e il nazismo sopravvivono nelle intimidazioni, nei pestaggi, nell’ideologia della sopraffazione che pervade i social, le minacce ai giornalisti che provano a scoprire il mondo del neofascismo e neonazismo, nei saluti romani, negli striscioni negli stadi e nei fischi contro i calciatori di colore. Questa legge pone freno a tutto questo.

Ripartiamo da una iniziativa popolare dal basso per difendere la nostra Costituzione e i suoi valori.

Art. 1
1. Nel capo II del titolo I del libro secondo del codice penale, dopo l’articolo 293 è aggiunto il
seguente:
Art. 293-bis. – (Propaganda del regime fascista e nazifascista). – Salvo che il fatto
costituisca più grave reato, chiunque propaganda i contenuti propri del partito fascista o del partito
nazionalsocialista tedesco, ovvero dei relativi metodi eversivi del sistema democratico, anche
attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o
simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne fa comunque propaganda richiamandone
pubblicamente la simbologia o la gestualità è punito con la reclusione da sei mesi a due anni.
La pena di cui al primo comma è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso
strumenti telematici o informatici.
La pena di cui al primo comma è altresì aumentata di un terzo se il fatto è commesso con
modalità ed atti espressivi dell’odio etnico o razziale.
All’articolo 5, primo comma, della legge 20 giugno 1952, n. 645, le parole:
«sino a» sono sostituite dalle seguenti: «da sei mesi a».

Art. 2
1. Al Decreto Legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito in Legge 25 giugno 1993, n. 205, recante
“Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa” all’art. 2 dopo il
comma 1 aggiungere il seguente:
1-bis. Qualora in pubbliche riunioni di cui al comma 1, l’esposizione riguardi emblemi o
simboli riconducibili al partito fascista o al partito nazionalsocialista tedesco, la pena di cui
all’art. 2 comma 1, è aumentata del doppio.

Locandina Vademecum legge popolare antifascista

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