A partire dalla postura dell’autore che lavorava sui suoi quaderni neri e marroni come fosse nell’ufficio di impiegato, Giorgio Fontana vuole rendere giustizia a una figura che tentò di conciliare esistenza e parole
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La fine del mondo è un evento locale
Vincitore l’anno scorso del Booker Prize, «Il canto del profeta» dell’irlandese Paul Lynch è una distopia che scruta con attenzione nel caos contemporaneo. C’è un regime totalitario (ricorda qualcosa?), c’è una guerra (ricorda qualcosa?)
Joyce Carol Oates A voi l’abisso, prego
Una raccolta di storie brevi dell’autrice americana — rare, introvabili, alcune scritte all’inizio della sua carriera — ne esaltano la vocazione a mostrare gli Stati Uniti, anzi l’umanità, attraverso le lenti del grottesco, del noir, dell’horror.
L’acrobazia di Barnes Tre biografie per fare un romanzo
L’autore racconta Neil, bi-divorziato, già attore e coltivatore di funghi; poi Giuliano l’Apostata, su cui Neil scrive una tesina; infine l’Elizabeth Finch del titolo, insegnante di Neil e studiosa dell’imperatore. Un azzardo salvato dallo stile
Route 1.001
C’è California e California. Quella che Susan Straight mette a fuoco resta distante dal glamour di Hollywood e dalle spiagge del surf: abbraccia gente che viene da lontano e assaggia il razzismo. Le pagine di «Mecca» rappresentano infatti, in modo esatto, la visione della loro autrice, che ha mappato palmo a palmo la narrativa degli Usa: a ogni Stato gli scrittori che gli appartengono, a ogni terra le sue trame. Perché, in fondo, c’è America e America
Le più furbe, le più forti
Sebben che siamo donne Bianca Lazzaro ha setacciato le fiabe della tradizione alla ricerca delle figure femminili che si ribellano con l’ingegno e il coraggio — diventando soldati, scappando dalle prigioni... — al dominio, alla violenza e anche alla stupidità dei maschi
KAFKA
C’era un insetto nel letto prima della Metamorfosi
La letteratura è la mia badante
È tornato al romanzo otto anni dopo «Anna», è tornato a vincere il Viareggio ventidue anni dopo «Io non ho paura» e, soprattutto, dopo «La vita intima» è tornato subito al lavoro perché «ho una storia che mi va di raccontare, che unisce l’horror all’ esperienza della pandemia» E perché—dice qui Niccolò Ammaniti—«la scrittura mi rilassa, mi dà forza. Mi può accompagnare nella vecchiaia»
Bovary colombiana con la giungla in casa
Pilar Quintana affida agli occhi di una bambina la spietata autopsia di una famiglia della borghesia latinoamericana anni Ottanta: la madre depressa, troppo più giovane del padre, è circondata da altre donne variamente disperate
Amos Oz Meglio due
Nel 2018, pochi mesi prima di morire, il grande scrittore israeliano lasciò quello che non volle chiamare testamento ma che, di fatto, lo è. Disse no a un solo Stato per ebrei e palestinesi: ne serve invece uno per ciascun popolo perché ovunque nel mondo le entità multinazionali sono tragicamente fallite