Il passato è solo uno dei criteri da tenere in considerazione. Sarebbe utile svincolarsi da logiche vecchie e stantie che si sono rivelate fallimentari per troppo tempo
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La forza delle aspettative
Essere convinti che qualcosa andrà male porterà al suo fallimento, un eccesso di positività può causare frustrazione: meglio non coltivare idee irrealistiche e coltivare una sana e grata speranza.
Ribellarsi è giusto. Anche se si perde
Donatella Di Cesare, una riflessione su una sinistra possibile
Quell’impulso perenne che ci riporta a Adamo ed Eva
Da Adamo – ed Eva – in poi siamo tutti esseri irrimediabilmente desideranti, spinti a cercare e diventare quello che ancora non siamo, quello che non abbiamo più.
La ricognizione del dolore e della morte
Il dialogo fra un «piccolo credente» —l’arcivescovo Vincenzo Paglia — e un «pococredente», il sociologo Luigi Manconi
La moralità delle opere e degli autori: immorale confondere
Parlando di letteratura, l’unica moralità dovrebbe essere la loro bellezza, e parlando di saggi la loro moralità sarebbe la forza dell’argomentazione non certo il sospetto che l’autore abbia allungato le mani su qualcuno. Ma non va così
Manifesto contro le battaglie della letteratura impegnata
La storia è piena di libri che hanno assunto un significato “morale” in linea con il sentire della loro epoca. Oggi la voglia di aderire agli stessi schemi codificati mette in secondo piano l'attenzione per la cura stilistica
Il dolore unisce madri e padri israeliani e palestinesi
L'irlandese Colum McCann scrive un romanzo in 1.001 pezzi, come le storie di Sherazade, in cui due genitori raccontano le figlie uccise a Gerusalemme e in Cisgiordania per farle vivere. Ne parla con Manuela Dviri, che nelle guerre del Medio Oriente ha perso un figlio
I non eroi della lotta di classe
Marco Balzano ha appena pubblicato «Quando tornerò», storia di una romena che lascia i figli per fare la badante in Italia; Elizabeth Strout torna in libreria con l’edizione tascabile di «Olive, ancora lei», sequel del romanzo che le è valso il Pulitzer. Qui parlano di esistenze provinciali e marginali, cioè del loro universo narrativo, cioè della vita
I Conquistadores non erano (tanto) cattivi
A 500 anni dall’impresa di Cortés, lo storico messicano Fernando Cervantes difende Colombo e contesta l’immagine cupa dell’impero spagnolo in America: «Dopo il primo impatto traumatico, Madrid cercò di alleviare la condizione degli indigeni e lasciò ampia autonomia alle colonie. La situazione dei nativi peggiorò dopo l’indipendenza. Ma è sempre un errore giudicare fatti remoti secondo i criteri di oggi»