Giornata in ricordo di Roberto Franceschi
23 gennaio 2021
Ore 18.00 in diretta Facebook e YouTube: Fondazione Roberto Franceschi Onlus


Cristina Franceschi, Presidente Fondazione Roberto Franceschi Onlus, e Carlo Devillanova, Presidente Comitato Scientifico, proclamano i vincitori dei fondi di ricerca Roberto Franceschi. Si ringrazia Intesa Sanpaolo per la collaborazione ai bandi annuali.
A seguire, Benedetta Tobagi coordina un dialogo sul significato del monumento a Roberto Franceschi e sul progetto Dall’Ombra di Patrizio Raso a pochi giorni dall’appuntamento Ci vediamo al monumento!
con la partecipazione di:
Stefano Boeri, Presidente Triennale Milano
Paolo Gallerani, scultore
Cecilia Gnocchi e Ilaria Laise, RAM Restauro Arte e Memoria
Patrizio Raso, artista
Ezio Rovida, storico
Con il patrocinio del Comune di Milano
Media partner: Radio Popolare

Chiunque stia leggendo questo articolo, pubblicato sul sito della Fondazione Roberto Franceschi, saprà indubbiamente chi fosse Roberto, oppure lo starà scoprendo.
Quando a scuola mi è stata donata la possibilità di partecipare ad un incontro in sua memoria, purtroppo online per la prima volta in quarantotto anni, ho accolto con entusiasmo l’opportunità.
La mia docente di diritto, Annamaria Giurgola, consapevole della passione che nutro nei confronti del giornalismo, mi ha spronata a cimentarmi nella scrittura di un testo relativo all’incontro e a ciò che ne avrei tratto, nella speranza che, nonostante o per merito della mia giovane età, riuscissi a sensibilizzare i miei coetanei sulle tematiche, che la Fondazione sostiene.
Roberto perorava questioni sociali e politiche piuttosto scomode, il cui interessamento ancora oggi, come cinquanta anni fa, provoca vittime come Giulio Regeni e altri ricercatori che, per promuovere la lotta alla realizzazione di un mondo di diritti, uguaglianza e conoscenza, hanno pagato prezzi esorbitanti: dalla prigionia alla morte e a qualsiasi altra espressione di brutalità, come sta avvenendo in questi giorni per Patrick Zaki.
La famiglia Franceschi ci insegna tuttavia che da una disgrazia può nascere un’occasione per portare avanti la battaglia e i valori di chi non c’è più. Difatti, la Fondazione, oltre ad essere stata costituita per mantenere in vita il ricordo di Roberto, offre fondi a studiosi, che combattono le sue medesime cause e contrasta la dispersione scolastica, in quanto sogna lo stesso pianeta giusto in cui sperava Roberto.
Un mondo privo di disuguaglianza, disagio sociale e povertà.
Cito l’esempio degli studenti che, nel corso dell’incontro, hanno presentato i loro progetti: Giuseppina De Nicolo, Jack Melbourne, Lorenzo Spadavecchia e Massimo Pueljo. Sono solo quattro fra gli innumerevoli giovani che si muovono nella società odierna per migliorarla.

Anche loro, come Roberto, prendono posizioni, sulla base di quanto il poeta Federico Hebbel sosteneva che “Vivere vuol dire essere partigiani”. Questo concetto è andato sventuratamente a sfumarsi con il trascorrere del tempo, oscurato da indifferenza e ignoranza, che Roberto tentò di osteggiare prima che la sua vita fosse stroncata da un proiettile appartenente alle forze dell’ordine.
Tale disinteresse potrebbe essere causato o dai profili negativi che emergono in politica, in economia e nella società o potrebbe eventualmente sorgere dal timore delle conseguenze, a cui sono incorsi coloro che hanno preso posizione nel passato e ciò potrebbe accadere ancora in periodi recenti.
Eppure, è fondamentale prendere parte.
Così come ha fatto Roberto quel drammatico giorno in cui si era recato all’Università Luigi Bocconi desideroso semplicemente ed innocuamente di imparare e confrontarsi su tematiche riguardanti l’attualità che, seppure siano passati parecchi anni, sono attuali ancora adesso.
È stato grazie a chi supportava Roberto Franceschi, che è stato attuabile quello che si può definire un “passaggio di testimone” tra generazioni.

Una testimonianza che si è raccontata durante l’incontro è la storia della costruzione del maglio, eretto dinanzi all’Università dove avvenne la tragedia.
Paolo Gallerani ed Ezio Rovida hanno raccontato dell’impegno dei circa ottanta artisti che lavorarono all’opera, dando dimostrazione per l’’ennesima volta dell’unione e della solidarietà originate nella sventura.
Hanno descritto come, durante la composizione del maglio, siano stati guidati dalla volontà ferrea di non dimenticare e di far rimembrare la storia dei martiri della società che, sebbene sembri distante, lo è meno di quanto la nostra contemporaneità pensi.
Il monumento riporta la scritta “A Roberto Franceschi e a tutti coloro che nella nuova Resistenza dal ’45 ad oggi caddero nella lotta per affermare che i mezzi di produzione devono appartenere al proletariato”.
Si deduce oche l’opera non fu levata unicamente in onore e ricordo di Roberto ma, anche in omaggio ai 170 proletari italiani che dal 1945 furono uccisi in Italia durante le manifestazioni politiche. Seppure il maglio sia discreto, nonostante le massive dimensioni, in quanto si affaccia sulla strada, urla le dichiarazioni di chi non ha avuto paura degli esiti delle proprie azioni; di coloro che hanno fermamente creduto e promosso i diritti sociali ed umani.

Il progetto ideato da Patrizio Raso è intitolato “Dall’Ombra” e ha la finalità di recuperare, appunto, l’ombra del monumento per proiettarla altrove, in modo che esso divenga una proiezione che, oltre a rappresentare il simbolo di un ricordo, rispecchia il vero e concreto presente.

Insomma, da questo incontro che cosa ho ricavato? Consapevolezza. Oltre ad aver commemorato Roberto Franceschi nel giorno del quarantottesimo anniversario dell’ingiusta morte, ho preso maggiore cognizione di ciò che di ostile la nostra società cela.
La lotta per la conquista dei diritti umani e sociali, perseguita da secoli ed ancora attuale, mi auguro diventi anche quella della mia generazione e di quelle a venire in modo da ritrovare il coraggio che, pare essersi disperso, malgrado le problematiche nel tempo siano rimaste, disgraziatamente, immutate. Mi auspico che le violenze patite non siano state subite invano.
Confido nel rapido compimento del mondo ideale di Roberto, che dovrebbe essere l’idea ottimale di chiunque.

Dovrebbe essere scontato e banale un mondo umano giusto e inclusivo, o sbaglio?

Paola Cuccu. Classe 3A Liceo Linguistico Quadriennale Ist. Artemisia Gentileschi Milano.
Milano, 25 gennaio 2021

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