La parola ai nostri ricercatori: Marco Trombetta (IE Business School – IE University, Madrid)

Marco Trombetta

Proseguono le interviste per raccontarvi, a distanza di anni, di che cosa si occupano gli studiosi premiati dalla Fondazione che oggi compongono la rete di ricercatori e professionisti del Network Roberto Franceschi. Stavolta risponde alle nostre domande Marco Trombetta, oggi docente universitario a Madrid impegnato nell’ambito dell’educazione finanziaria per aiutare la cittadinanza a evitare scelte economiche sbagliate

Caro Marco, dopo esserti laureato in Discipline Economiche e Sociali all’Università Bocconi nel 1992, con la tua tesi dal titolo “Problemi di incentivazione nelle politiche di aiuto allo sviluppo: un approccio secondo la teoria dell’agenzia” sei stato uno dei primi vincitori del premio Roberto Franceschi. Ricordi come sei venuto a conoscenza del bando e se, nell’ambiente della tua Università in quegli anni, ci fosse una memoria condivisa di quella che era stata la storia di Roberto?

Sono passati un po’ di anni e la memoria è un po’ confusa… però credo di ricordare che furono il mio relatore di tesi (prof. Carlo Filippini) e il co-relatore (dott. Francesco Daveri) a menzionarmi questo premio di laurea e a invitarmi a partecipare.
La storia di Roberto Franceschi non era molto conosciuta a quei tempi. Erano passati già quasi vent’anni dai fatti e non si parlava molto degli anni delle proteste e della contestazione. Però io conoscevo la vicenda perché un mio conoscente (di cui preferisco non fare il nome) conosceva personalmente una delle persone della polizia coinvolte nell’incidente e, quando seppe che andavo a studiare in Bocconi, mi raccontò la storia di quel tragico giorno.

Che cosa ha significato per te ricevere il premio Roberto Franceschi? Quale influenza ha avuto nelle tue successive scelte di vita e professionali?

Durante la stesura della tesi avevo preso la decisione di tentare di fare carriera accademica e quindi avevo già deciso di fare un dottorato. La scelta non era la più ovvia per la mia famiglia. Nessuno aveva fatto carriera accademica in famiglia e non si capiva perché, avendo brillantemente finito i miei studi in Bocconi, non pensassi in cercare un lavoro ben pagato e con un futuro più sicuro. Inoltre io sentivo un po’ la responsabilità di smettere di dipendere dalla famiglia che già aveva pagato cinque anni di studi alla Bocconi. Questo era un sentimento mio, assolutamente mai alimentato dai miei genitori che mai mi avevano fatto pesare i costi sostenuti. Di questo sarò loro grato per il resto della mia vita. Senza il loro aiuto anche economico non avrei mai potuto fare la carriera che ho fatto con la tranquillità di sapere che erano sempre lì pronti a appoggiarmi.
In questo contesto il fatto di vincere il premio Franceschi significò moltissimo per me. Era un primo riconoscimento alla qualità del mio primo lavoro di ricerca, che rafforzò la mia decisione di provare a fare carriera accademica. I soldi ricevuti mi aiutarono molto in quel momento. Io avevo già cominciato un dottorato a Pavia e volevo vivere solo della borsa di studio che ricevevo, che non era esattamente principesca. Quindi il premio mi aiutò anche economicamente a continuare sulla strada intrapresa e fu molto importante per la mia vita perché mi aiutò moltissimo nel rafforzare la convinzione di aver fatto la scelta giusta.
In più ero molto orgoglioso di ricevere “questo” premio per il significato sociale che implicava. Durante gli anni dell’università avevo svolto un ruolo attivo nella promozione di attività culturali e sociali attraverso un piccolo gruppo di studenti cattolici di “sinistra” (uso questo termine anche se non mi piace molto… pero dà l’idea). Fu un grande onore per me ricevere il premio nella serata che commemorava i vent’anni dalla morte di Roberto (con Nando Dalla Chiesa come ospite d’onore, uno dei politici in cui riponevo molte speranze allora) e poter incontrare la sua famiglia. Di fatto mi ricordo come fosse ieri le parole della mamma di Roberto nel consegnarmi la targa e la busta con l’assegno: “I soldi contano poco e li spenderai presto, pero la targa rimarrà come ricordo duraturo”. Per questo ho sempre conservato la targa che ricorda il premio e la ho sempre esposta in tutti gli uffici dove ho lavorato e continua a fare bella mostra di se in uno scaffale vicino alla mia scrivania di lavoro attuale.

Che posizione ricopri attualmente e di cosa ti occupi?

Attualmente sono professore ordinario di Amministrazione e Controllo in IE Business School – IE University a Madrid (Spagna) dove risiedo da 15 anni. La mia ricerca si è concentrata principalmente sulla comunicazione finanziaria delle imprese e gli effetti che ha sui mercati finanziari e in particolare la borsa. Però recentemente ho deciso di passare a studiare temi di educazione finanziaria e di inclusione finanziaria in paesi in via di sviluppo anche grazie all’esperienza di “Financieros sin Fronteras” una ONG che abbiamo creato nell’IE e che opera in Ghana.
Al momento ricopro anche la carica di prorettore alla ricerca di IE University e quindi devo dedicare molto tempo alla gestione dei fondi di ricerca e la valutazione dell’attività di ricerca.

Marco Trombetta – Financieros sin Fronteras. Come una business school “esclusiva” può facilitare l’“inclusione” finanziaria
Convegno del Network Roberto Franceschi
“Combattere l’esclusione, promuovere l’inclusione. Progetti ed esperienze di politiche sociali attive”(Università Bocconi, 10/12/2013)


Come sai, la nostra Fondazione è attiva nel settore della ricerca scientifica di particolare interesse sociale, principalmente nell’ambito della prevenzione, diagnosi e cura di patologie sociali e forme di emarginazione sociale. A tuo parere, quali problematiche, tra i fattori di rischio di esclusione sociale, sono meritevoli di studio e di riflessione in modo più approfondito di quanto avvenga oggi nel mondo della ricerca e delle istituzioni?

Da una paio d’anni ho deciso di focalizzarmi sui temi di educazione finanziaria. Li ritengo importantissimi da un punto di vista sociale. Molti dei problemi che abbiamo vissuto in questo duri anni di crisi hanno le loro radici in scelte sbagliate da parte degli individui e delle famiglie dovute a una scarsa competenza in temi finanziari che li lascia in balia dei consulenti e delle istituzioni finanziarie, i quali non sempre svolgo il loro ruolo correttamente. Nella società moderna la matematica finanziaria è tanto importante quanto la geometria euclidea o l’algebra. Però nelle scuole si insegna ancora poco. Bisogna fare uno sforzo per aumentare le conoscenze finanziarie della popolazione in generale.

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